XI, 20 (luglio-dicembre 1990)- Poesia e filosofia nella letteratura italiana dal Tasso ai contemporanei . Atti del Convegno (Brescia, 28-31 ottobre 1989). II vol.

ARTICOLI:

309) BORTOLO MARTINELLI, Ugo Foscolo: le ragioni della poesia, pp. 5-51.
Il saggio ripercorre la riflessione foscoliana sulla poesia e sull'arte, distinguendola in due momenti: inizialmente arte e poesia sono viste come una risorsa nativa, un fuoco sacro che accende il sentimento e la passione. Successivamente, a partire dall'Orazione inaugurale, l'arte diventa una trasfigurazione del reale a norma di un principio astratto, identificato con l'idea della perfezione ideale. E con l'approdo alla sintesi, anche linguistica, del vero ideale, la teoresi foscoliana sembra aver trovato il suo originale punto di orientamento.

310) STEFANO ZECCHI, L’estetismo guerriero: Gabriele D’Annunzio, pp. 52-57.
Il saggio si impegna a ridefinire il carattere e la funzione dell’estetismo dannunziano, attenendosi strettamente alle sole attestazioni di poetica e di scrittura del D’Annunzio. L’A. ridimensiona così sia la consueta obbiezione che riduce l’estetismo a mistificazione o a maschera ideologica, sia il rilievo appropriato, ma criticamente impertinente e improduttivo, dell’antidemocracità della poetica dannunziana; riconosce piuttosto nell’estetismo la rivendicazione del valore "conoscitivo-veritativo" dell’esperienza poetica e della formatività dell’opera d’arte in grado di "affermare un’idea sul mondo, sul suo senso e sul nostro destino".

311) NICOLETTA DE VECCHI PELLATI, Tradizione e innovazione nella poetica dannunziana, pp. 58-64.
Il rapporto tradizione-innovazione costituisce - ad avviso dell’A. - il perno dialettico da cui si genera la scrittura dannunziana. Suggestioni dello storicismo tedesco e della filologia genealogica nicciana orienterebbero con sempre maggior consapevolezza il D’Annunzio a ravvisare nella rielaborazione creativa del traditum il momento poieticamente ed ideologicamente rilevante nella propria prassi scrittoria e nel proprio estetismo inteso come inesausta quête ed inintermessa riattivazione dei segni del Bello: concrezioni formali in grado di evocare, nella Waste Land finesecolare, un orizzonte totalizzante e la suggestione gnoseologicamente attiva della Bellezza.

312) PIER LUIGI CERISOLA, Filosofia pascoliana, pp. 65-73.
Contro la comune opinione che vede nel Pascoli un poeta di scarsissimo spessore speculativo, passivamente sospeso fra i residui del morente positivismo ed i barlumi del nascente spiritualismo, l’A., attravero l’attenta lettura di alcune liriche di Myricae, tenta di mostrare come invece egli si muova con una certa autonomia alla ricerca di nuovi sentieri filosofici, non lontani da quelli che poi verranno aperti "ufficialmente" dall’esistenzialismo.

313) LAURA GRANATELLA, La drammaturgia filosofica di Pirandello, pp. 74-81.

314) VITTORIO STELLA, Gentile verso la Filosofia dell’arte: da La teoria dell’errore al saggio sul sentimento, pp. 82-97.

315) FRANCO LANZA, La filosofia di Arturo Onofri, pp. 98-101.
Poche tra le presenze poetiche del Novecento sono orientate o addirittura pilotate da un referente filosofico altrettanto nitido e perentorio di quello dichiarato e perseguito da Arturo Onofri. Esso, com’è noto, si identifica col sistema antroposofico delineato da Rodolfo Steiner negli anni della prima guerra mondiale ed abbracciato dal poeta con l’entusiasmo di un neofita.

316) MARCO FORTUNATO, Michelstaedter tra filosofia e poesia: la nostalgia del fondamento, pp. 102-112.

317) GIUSEPPE LANGELLA, Poesia e conoscenza nella teoresi ermetica di Carlo Bo. Tra Juan de la Cruz e il Novecento francese, pp. 113-145.
A partire dall’epoca romantica, rivendicando in favore dei suoi adepti un passaggio di consegne nell’esplorazione del mistero, la poesia si candida a "erede della filosofia", di cui vince l’ultimo "silenzio" nell’atto di "pronunciare il nome della verità". Questa fede nutre anche il giovane Bo, del quale l’A. ripercorre poi il complesso e tormentato itinerario speculativo, tutto tracciato in delicato e difficile equilibrio fra la ricerca dell’assoluto attuata dalla poesia e quella operata dall’esperienza mistica.

318) GIANCARLO PENATI, Poieticità, validità comunicante e normatività etica del linguaggio in Karl Otto Apel, pp. 146-153.

319) PIETRO GIBELLINI, Riassunto del convegno dal punto di vista di un critico, pp. 154-163.
Alle spalle di questo Convegno, secondo l’A., c’è una linea di ricerca, spesso controcorrente, seguita da anni dalla rivista "Testo". La dicitura del titolo, oltre che richiamare al primato concreto della parola organizzata - del "testo", appunto -, nasce anche dalla parziale fusione di due termini programmatici: TE, cioè "teoria", e STO, cioè "storia". Le due schiere di relatori (letterati e filosofi), distribuitesi su questi assi cartesiani - l’uno sincronico, l’altro diacronico -, hanno dato luogo ad una amplissima disamina dei complessi rapporti fra i domini della filosofia e della letteratura, dal Tasso ai contemporanei.

320) VIRGILIO MELCHIORRE, Riassunto del convegno dal punto di vista di un filosofo, pp. 164-168.

 

NOTE:

321) MARIA TERESA GIRARDI, Gli italianisti americani in convegno (Università della Virginia, Charlottesville, 19-22 aprile 1990), pp. 169-171.

 

RECENSIONI:

322) PIETRO GIBELLINI, I panni in Tevere. Belli romano e altri romaneschi, Bulzoni, Roma 1989 (F. Guarnieri), pp.171-172.

323) ERNESTO TRAVI, Dal cerchio al centro, Vita e Pensiero, Milano 1990 (P. Frare), pp.172-174.

324) AA. VV., L’avventura di uno spettatore. Italo Calvino e il cinema, a cura di LORENZO PELLIZZARI, Lubrina, Bergamo 1990 (G. Mazzucchelli), pp. 175-176.

325) GIUSEPPE LANGELLA, Da Firenze all’Europa. Studi sul Novecento letterario, Vita e Pensiero, Milano 1989 (G. Mazzucchelli), pp. 176-177.