VI, 10 (luglio-dicembre 1985) - Manzoni: l’Italia, l’Europa

Manzoni: l’Italia, l’Europa, p. 3.

ARTICOLI:

114) ANTONIA MAZZA TONUCCI, Manzoni scrittore europeo, pp. 5-14.
L'A. rivendica, contro una certa parte della critica, la statura europea del Manzoni, deducibile sia dalla formazione dello scrittore, sia dall'interesse che alla sua opera prestarono scrittori come Goethe e Stendhal, sia, soprattutto, dai caratteri dell'opera stessa. E a sostegno della sua tesi si sofferma su alcune significative coincidenze o consonanze, non mai prima o non bene messe in luce, di Manzoni con Racine (Britannicus), Fielding (Tom Jones), Stendhal (Promenades dans Rome) e Tolstòj.

115) ENZO NOÈ GIRARDI, La lirica civile di Alessandro Manzoni, pp. 15-29.
Le cinque poesie civili del Manzoni, dal Trionfo della libertà (1801) al 5 maggio (1821), oltre che come specchio della schietta e perfino ingenua partecipazione del Manzoni al movimento popolare e nazionale italiano, sono qui studiate come le successive tappe di avvicinamento del grande scrittore a quella visione cristianamente dialettica del rapporto tra politica e religione che si attua pienamente nel capolavoro narrativo.

116) ITALO VACCARINI, Apologia e problematicità della società civile nei Promessi sposi, pp. 30-40.
Unendo competenza di sociologo a sensibilità di critico, il Vaccarini dimostra che l’importanza del Manzoni come scrittore spiccatamente "sociologico" risiede non tanto nella diagnosi della società lombarda del Seicento, quanto piuttosto nella rappresentazione del conflitto tra una "società civile", imperniata sulla centralità del lavoro e del nucleo familiare, e una "società politica", portatrice del falso umano e sociale, e oppressiva. In questa prospettiva, i Promessi sposi si configurano, a giudizio dell’autore, come un’opera di "inquietante e affascinante" attualità.

117) ELENA LANDONI, Manzoni, Leopardi e il Romanticismo in Europa, pp. 41-62.
L'A. mette in evidenza alcune costanti tematiche della poesia europea nel periodo che va dal Protoromanticismo al Decadentismo. Tra queste linee di tendenza più di una risulterà vitale per la letteratura italiana consentendole di riconnettersi ad un clima culturale europeo dopo l’isolamento a cui l’aveva spinta l’ impronta tipicamente manzoniana del suo Romanticismo.

118) GIOVANNA BARLUSCONI, Alle origini del testo poetico: gli ipogrammi di Saussure, pp. 63-81.
Analizzando le ricerche condotte da Saussure fra il 1906 ed il 1909 sugli ipogrammi, l’articolo intende mostrare che, al di là delle condizioni di incompiutezza e di aporeticità in cui è rimasta la teoria, non sempre esente da oscillazioni e contraddizioni interne, il tentativo saussuriano non è stato del tutto infruttuoso, soprattutto se rapportato alle più recenti teorie post-semiotiche del testo poetico. Infatti, mentre istituisce i fondamenti semiotici della linguistica, il linguista ginevrino pone le condizioni della loro trasgressione nel linguaggio poetico, che, nel suo presupposto ipogrammatico, viola innanzitutto il principio della linearità sintagmatica del messaggio con l'ipotesi di una disposizione plurilineare del testo; si sottrae, in secondo luogo, alla logica enunciativa, sospendendo la relazione gerarchica fra significante e significato nel segno e, infine, mette in risalto, attraverso la disseminazione e scorporazione dei fonemi e dei diphones del mot-thème, l’aspetto materiale del significante.

119) FLAVIA CRISTOFOLINI, Stilistica della traduzione. Esame comparativo di due traduzioni inglesi degli Xenia, pp. 82-106.
Partendo dal concetto di traduzione come "tecnica", l’A. si propone di individuare, attraverso un’analisi contrastiva degli Xenia montaliani e di due loro traduzioni in lingua inglese, alcuni punti chiave del processo traduttivo in generale di testi dalla compagine stilistica fortemente strutturata, quali sono appunto i testi di poesia.

 

NOTE:

120) ENZO NOÈ GIRARDI, Per una lettera e per gli ottantacinque anni di un Maestro, pp. 107-109.

121) ENZO NOÈ GIRARDI, Manzoni "illuminista", pp. 110-111.

122) ERNESTO TRAVI, Un inedito biglietto manzoniano, pp. 112-113.

123) PIERANTONIO FRARE, L’"anonimo" autore del Fermo e Lucia?, pp. 114-122.

124) NICOLETTA DE VECCHI PELLATI, Bandello, la cultura, la società del Rinascimento: aspetti e problemi del II Convegno internazionale (Torino-Tortona-Alessandria- Castelnuovo Scrivia, 8-11 Novembre 1984), pp.123-126.

125) PIER LUIGI CERISOLA, Carducci e la letteratura italiana. Convegno di studi (Bologna, 11-13 Ottobre 1985), pp. 127-130.

 

RECENSIONI:

126) GEORGE STEINER, Dopo Babele. Il linguaggio e la traduzione, Sansoni, Firenze 1984 (P. Di Sacco), pp.131-132.

127) FERNANDO FIGURELLI, Studi danteschi, Istituto Universitario Orientale, Napoli 1983 (P.L. Cerisola), pp. 133-134.

128) MARCO SANTORO, La stampa a Napoli nel Quattrocento, Istituto, Napoli 1984 (V. Giannantonio), p. 134.

129) Forme satiriche aquilane del Settecento, a cura di F. DI GREGORIO, Edizioni dell’Istituto, L’Aquila 1984 (V. Giannantonio), p. 135.

130) GIORGIO CAVALLINI, Lettura dell’Adelchi e altre note manzoniane, Bulzoni, Roma 1984 (O.-M. Brouwer), pp. 135-136.

131) ROSANNA CAIRA LUMETTI, Le umili operaie. Lettere di Luigia Codemo e Caterina Percoto, Loffredo, Napoli 1985 (M.V. Zin), p.136.

132) FRANCESCO DI CIACCIA, Gli umili nei Promessi sposi, "Studi e ricerche francescane", n. 13, 1984 (E. Landoni), p. 137.

133) VITTORIO RODA, Il soggetto centrifugo. Studi sulla letteratura italiana fra Otto e Novecento, Patron, Bologna 1984 (E. Landoni), pp. 137-138.

134) COSMO CRIFÒ, I volti di Pirandello, Manfredi, Palermo 1979 (E. Landoni), pp.138-139.